Perché la previdenza complementare
Nei primi anni ’90 il nostro sistema pensionistico è stato profondamente modifi cato. I motivi principali di questi cambiamenti sono stati il progressivo aumento della durata della vita media (che determina di conseguenza un allungamento del periodo di pagamento delle pensioni) e il rallentamento della crescita economica (che causa una riduzione dell’ammontare dei contributi necessari a pagare le pensioni).
In particolare:
• sono state innalzate sia l’età richiesta per andare in pensione sia l’anzianità contributiva minima;
• l’importo della pensione viene collegato: a) all’ammontare dei contributi versati durante tutta la vita lavorativa e non più alle ultime retribuzioni percepite; b) alla crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL); c) alla durata media del periodo di pagamento della pensione (la cosiddetta “speranza di vita” al momento del pensionamento);
• la pensione viene rivalutata unicamente sulla base dell’infl azione (cioè dell’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi) e non più in base all’aumento delle retribuzioni che, generalmente, è più elevato.
Tali modifiche fanno sì che, nel futuro, le nuove pensioni saranno via via più basse in rapporto all’ultima retribuzione percepita (il cosiddetto “tasso di sostituzione”). E’ questa la ragione principale per cui alla previdenza obbligatoria viene affiancato il secondo pilastro del sistema: la previdenza complementare.
Il quadro normativo di riferimento della previdenza complementare è attualmente delineato nel Decreto Legislativo 252 del 2005.
Il tasso di sostituzione
Il tasso di sostituzione della previdenza obbligatoria è comunemente indicato dal rapporto fra
la prima rata che riscuoti quando vai in pensione e l’ultimo stipendio percepito.
Avere un’idea, fin da quando si inizia a lavorare, di quanto sarà il tasso di sostituzione della previdenza obbligatoria è importante per valutare se la tua pensione potrà garantirti un tenore di vita adeguato. Al momento gli enti di previdenza obbligatoria non forniscono una stima personalizzata del tasso di sostituzione.
Ad esempio, se sei un giovane lavoratore dipendente che entra oggi (2012) per la prima volta nel mercato del lavoro e che andrà a riposo dopo20 anni di contributi non prima di 67 anni di età, avrà una pensione che grosso modo sarà pari alla metà del suo ultimo stipendio; se invece si tratta di un lavoratore autonomo, la sua pensione sarà pari a meno di un terzo del tuo ultimo reddito da lavoro.
Aderire alla previdenza complementare significa accantonare regolarmente una parte dei risparmi durante la vita lavorativa per ottenere una pensione che si aggiunge a quella corrisposta dagli enti di previdenza obbligatoria .
La previdenza complementare rappresenta un’opportunità di risparmio a cui lo Stato riconosce agevolazioni fi cali di cui altre forme di risparmio non benefi iano. L’agevolazione vale anche nel caso che si effettuano versamenti a favore di familiari che sono fiscalmente a carico.
È importante contribuire alla previdenza complementare fin dall’inizio della carriera lavorativa.
Rimandare, anche di pochi anni, l’inizio dei versamenti signifi ca ridurre l’ammontare della pensione complementare.
(Fonte Covip)